Journal De Bruxelles - Rustioni e Ivan il Terribile, 'musica evoca, parole limitano'

Rustioni e Ivan il Terribile, 'musica evoca, parole limitano'
Rustioni e Ivan il Terribile, 'musica evoca, parole limitano'

Rustioni e Ivan il Terribile, 'musica evoca, parole limitano'

Direttore a Santa Cecilia il 13/2 con un Prokofiev da film

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(di Luciano Fioramonti) ''Il rapporto musica-immagine è limitante. Un conto è farlo con il film ma la musica evoca, non descrive. Il più delle volte l' orchestra non sa che cosa sta accompagnando. E' giusto dare un senso di quello che succede, se si tratta di una battaglia o di una evocazione a Dio. Ma nel momento in cui metti la musica in parole la distruggi. E' un limite al potere dell' immaginazione''. Daniele Rustioni, direttore d' orchestra quarantunenne da tempo ben affermato in Italia e all' estero, spiega il suo punto di vista alla vigilia del suo ritorno a Santa Cecilia con Ivan Il Terribile, oratorio desunto dalla colonna sonora scritta da Sergej Prokofiev per l'omonimo film di Ejženstein del 1944. Il maestro milanese salirà sul podio dell' Orchestra con il Coro e le Voci Bianche il 13 febbraio alle 19:30 all' Auditoroum Parco della Musica Ennio Morricone (repliche il 12 alle 20:30 e il 15 alle 19). Accanto a lui la voce recitante di Orlin Anastassov, il basso Alexander Roslavets e il contralto Marina Prudenskaja. Il rapporto artistico tra Prokofiev ed Ejženstein rappresenta un punto di riferimento centrale nella storia della musica per cinema. Quando il regista decise di portare sullo schermo una trilogia incentrata sulla vita di Ivan il Terribile, in linea con la propaganda staliniana volta a mostrare un popolo unito di fronte al nemico negli anni più duri della guerra, scelse di affidare la colonna sonora proprio al musicista con il quale aveva da alcuni anni avviato una collaborazione solida e prolifica. ''Il cinema è un'arte giovane - scrisse Prokofiev in quegli anni - specchio della nostra epoca, che offre al compositore nuove ed interessanti possibilità da sfruttare'', scrisse in quegli anni Prokofiev, che nella sua partitura rese la narrazione ancor più avvincente attraverso melodie talvolta epiche, talvolta più poetiche e con influenze folkloristiche,. ''E' la prima volta che affronto questa composizione con una narrazione in italiano - ha spiegato Rustioni, che a Santa Cecilia ha debuttato nel 2011 - ma mi fa molto piacere ascoltarlo con questa orchestra e questo coro perché la scrittura di Ivan il Terribile è molto melodica e lirica''. La lunga esperienza di Rustioni all' estero è stata l' occasione di una riflessione sul panorama musicale italiano. ''Ho studiato alla Royal Academy a Londra ma il Conservatorio di Milano non ha nulla da invidiare, all' estero però le istituzioni musicali sanno vendersi meglio. In Italia noi abbiamo una sostanza musicale incredibile. E' vero però che negli altri paesi il sistema culturale ha sostegni maggiori, non solo di tipo economico ma per quel che riguarda l' intero apparato''. A pesare è anche un altro elemento di squilibrio. ''Per quel che riguarda i compositori, i direttori e per come è vista l' Italia noi siamo catalogati come gli operisti. Pochi direttori d' orchestra hanno successo anche nel repertorio sinfonico. E' razzismo musicale considerare che un italiano debba dirigere Traviata, Rigoletto, Il barbiere di Siviglia, la Bohème e basta''. La via d' uscita, osserva, è dirigere anche Wagner e Strauss e dare la possibilità ai giovani direttori di confrontarsi con il più ampio repertorio sinfonico possibile. ''Ma questa è una operazione culturale politica a livello nazionale'', rimarca riferendosi presenza sulla scena nazionale di due sole orchestre sinfoniche dopo la chiusura negli anni Novanta delle orchestre sinfoniche della Rai. Quanto al rapporto con i musicisti, a fare la differenza, dice Rustioni, è ''il carisma del direttore che riesce a a cambiare il suono dell' orchestra in tre giorni di prove. Mediamente negli ultimi sei-sette anni mi è sempre riuscito. Certo, qui a Santa Cecilia quando si arriva a certi livelli e hai i fiati che sono tutti solisti internazionali, la personalità dell' orchestra viene fuori da sola''.

R.Cornelis--JdB