"Creativi e hollywoodiani', Campriani lancia già i Giochi '28
"Perche' se uno è alto 2.30 e' figo, e Khelif è una frode?..'
(dell'inviato Francesco Grant) Dai Giochi della Senna a quelli di Hollywood. Quali siano le intenzioni delle prossime Olimpiadi, Los Angeles 2028, lo ha anticipato il finale della cerimonia di chiusura di Parigi 2024, con Tom Cruise stile "Mission impossible". E' invece molto concreta la missione di Niccolò Campriani, 36 anni, laurea e master nell'universita' della Virginia, tre volte oro olimpico azzurro della carabina, tecnico di un'atleta rifugiata e ora direttore sport dell'edizione americana. "Saranno Giochi creativi e un po' Hollywoodiani: Los Angeles e' maestra nello storytelling, e come Parigi è stata coerente nel raccontare se stessa, così Los Angeles avra' una sua indentità. E tra 4 anni il problema dell'ammissibilita' di atleti intersex sara' un tema centrale", dice Campriani, in un'intervista all'ANSA all'indomani della chiusura di Parigi. - Che Giochi sono stati? Condivide l'opinione che siano stati 'charmant' e poco incentrati sugli atleti? "La Francia e' stata bravissima a valorizzare quel che aveva, i luoghi di gara. La Tour Eiffel, Versaille, il Grand Palais. Volevano dare un'idea di Parigi, e sono stati coerenti. Il messaggio era: 'Noi siamo Parigi'. Televisivamente molto efficace, anche per i palazzetti pieni, tra politica di prezzi e gente che veniva fatta entrare. Diciamo che hanno dato la priorità alla loro visione, e in questo sono stati bravi. Giochi di successo fanno bene anche a Los Angeles" - A giudicare dallo spot di Tom Cruise, sarà così anche per Los Angeles. "Hollywood è maestra nello storytelling, un sogno per quelli della mia generazione. Los Angeles sara' bravissima nel raccontare l'idea di se stessa. Quanto al resto, in questi 19 giorni ho girato Parigi, parlato con le federazioni, pervedere cosa andava e cosa no. E per correggere tra quattro anni" - E lo sport? "Ci saranno discipline diverse. Il fleet football, un football americano senza contatto che consentirà agli assi della Nfl di partecipare. Mi aspetto un Dream Team stile basket. Sarà il modo di aprire la porta delle Olimpiadi a decine di milioni di americani che guardano altro. Poi il cricket, lo aspettano nel mondo 2 miliardi di persone, non solo in India. E infine il programma: anche li' saremo creativi, per la prima volta da 60 anni si comincerà con l'atletica invece del nuoto: una partenza sprint". - La sua esperienza da allenatore di un'atleta rifugiata? "Quattro anni fa mi sono inserito nel programma Cio ma invertendo i fattori: non un atleta scappato da preparare, ma un rifugiato da trasformare in atleta. Era Luna Solomon, eritrea partita insieme col fratello e arrivata da sola a Lampedusa su un barcone. Dopo 16 anni di carriera, mi sono chiesto se ne fosse valsa la pena dedicare tutto quel tempo allo sport, invece di leggere un libro. La mia risposta non erano gli ori, quelli mi davano addirittura disagio rispetto al tanto tempo impiegato. L'ho trovata con Luna. Qui a Parigi mi ha chiesto di seguirla di nuovo. E incontrato tante altre storie, come quella di Cindy Ngamba prima medaglia assoluta del Team Refugee: ha vinto perche' integrata, in Inghilterra e con la nazionale britannica di pugilato. Lei ha preso il bronzo, i suoi compagni inglesi hanno avuto nei ritiri un'esperienza di vita unica, che apre la mente". - Cosa ha pensato alle polemiche su Khelif? "Che questioni complesse non possono avere risposte cosi' semplici. Non e' una corsa a chi dice prima una cosa. Perchè se sono alto 2 metri e 30 sono figo, vinco e Nike mi copre di soldi, e se ho il testosterone alto sono una frode? Tutti i grandi campioni lo sono stati per l'allenamento, ma soprattutto per evidenti vantaggi biomeccanici, penso a Thorpe. Il tema sara' centrale tra quattro anni. Vorrei che ci mettessimo attorno a un tavolo, biomeccanici, atleti, dirigenti, per definire quale e' la soluzione". - La medaglia azzurra piu' emozionante di Parigi? "Ero al volley donne ieri, ho gioito per l'oro di un tecnico dal profilo eccezionale, e per delle ragazze che si divertono in campo. Gli ori sono ori, ma non sono tutte uguali le strade che portano a Roma: se coincidono un modo di vivere lo sport e la vittoria, è una gran cosa" - Si e' fatto un'idea della vicenda Tamberi? "Non ho seguito da vicinissimo, e non mi permetto giudizi. Devo riconoscere che ha una forza comunicativa che io non ho mai avuto, quando gareggiavo avevo bisogno di isolarmi. Sa come funziona per lui, sa che e' vincente per lui. Dopo i Giochi, c'è il tempo della felicità e quello della riflessione seria, molto difficile. Per lui sarà una scelta di vita, gli auguro di prenderla con a fianco le persone giuste, quelle che lo amano e che lui ama".
W.Lejeune--JdB