Psichiatri, 'fame emotiva è campanello d'allarme per l'obesità'
Esperti Sip, cibo come automedicazione innesca circolo vizioso
Puntano il dito sull'uso del cibo come 'automedicazione' gli esperti della Società Italiana di Psichiatria (Sip) che, in occasione della Giornata mondiale dell'Obesità di domani, ricordano che il problema dell'eccesso ponderale è due volte più frequente nei pazienti psichiatrici rispetto alla popolazione generale. In una nota, gli psichiatri parlano di "un circolo vizioso" innescato dalla "fame emotiva". L'alta incidenza del problema dell'obesità nei pazienti psichiatrici, osservano, "non è causata delle terapie, pregiudizio tuttora presente che deve essere superato, ma perché la maggior parte dei disturbi mentali si manifestano con alterazioni neurovegetative a carico dell'appetito, nel senso della riduzione ma anche dell'aumento. Oltre la metà dei casi sono preceduti da manifestazioni subcliniche quali un uso del cibo come 'automedicazione' per affrontare il disagio psichico, che finisce con l'aumentarlo, suscitando sentimenti di colpa intensi, porta di accesso per la depressione. Il meccanismo di mantenimento di tale comportamento prevede, come nelle dipendenze da sostanze, che il cibo possa esercitare un effetto di attivazione sui circuiti della ricompensa". "Il legame tra obesità e disturbi psichiatrici è un tema di crescente rilevanza scientifica - spiega Liliana Dell'Osso, presidente Sip -. Tale associazione viene spesso attribuita alla terapia psicofarmacologica, ancora oggetto di pregiudizi che dovrebbero essere definitivamente accantonati. Se, infatti, alcuni psicofarmaci possono favorire l'aumento di appetito, le moderne terapie psicofarmacologiche mirano a limitare questo effetto, che viene ulteriormente contenuto da alimentazione e stile di vita corretti. È da sottolineare invece come molti disturbi mentali si associno ad alterazioni dell'appetito, nel senso della riduzione ma anche dell'aumento", talora precedute da manifestazioni subcliniche precoci, come comportamenti di emotional eating ovvero modalità di uso del cibo come mezzo per affrontare emozioni negative, ma altre volte anche emozioni positive".
F.Dubois--JdB