Women for Oncology, cure siano sostenibili e accessibili a tutti
L'associazione lancia un appello a istituzioni e politica
Sono efficaci ma molto costosi i farmaci innovativi per la cura del tumore al seno e nel Paese diventa sempre più concreto il rischio di un gender gap proprio perché saranno proprio le oncologie che si occupano dei tumori femminili a dover spendere di più per accedere a queste terapie di nuova generazione e curare le loro pazienti. Questo problema è stato affrontato da Women for Oncology Italy, l'associazione delle oncologhe italiane che ha lanciato un appello a istituzioni e politica affinché i criteri di spesa sostenibile del servizio sanitario nazionale continuino a garantire la parità di accesso alle cure. L'appello è stato lanciato in occasione del Congresso annuale "Donne che curano", organizzato da W4O Italy presso la Sala della Regina a Montecitorio. "È un momento di confronto nella massima sede istituzionale italiana che ci sta molto a cuore perché siamo noi stesse 'donne che curano' ed è importante domandarci a tutti i livelli se e come potremo continuare a farlo di fronte alle tantissime sfide non solo scientifiche, ma anche sociali, economiche e di genere che ogni giorno affrontiamo nella nostra professione", spiega Rossana Berardi, presidente di W4O Italy. "Tra queste sfide c'è anche la sostenibilità economica. In futuro le terapie innovative, tra cui appunto gli anticorpi farmaco-coniugati, ma non solo, permetteranno di aspirare ad aspettative di vita maggiori rispetto alle terapie standard. Occorre ripensare il sistema di rendicontazione attuale delle strutture ospedaliere, che valuta principalmente il costo del farmaco, mentre quello a cui si dovrebbe puntare è una rivoluzione culturale che abbia come obiettivo la salute e la possibilità di guarigione delle persone e che valuti cioè l'intero percorso di cura del paziente", prosegue Berardi. Durante il Congresso "Donne che curano" il direttivo di W4O Italy ha affrontato anche le problematiche correlate con una disparità di genere che, oggi, è molto fluida e deve poter includere sempre più persone non binarie. Un altro tema è quello delle reti oncologiche che necessiterebbero di un migliore approccio di genere. "Occorre investire in prevenzione, in reti organizzative tra strutture pubbliche e private, ridurre gli sprechi, fare rete con il territorio, investire in ricerca e tecnologia e volgere lo sguardo ai soggetti finora poco considerati dalla medicina oncologica", sottolinea Domenica Lorusso, vicepresidente dell'associazione.
D.Verstraete--JdB