Journal De Bruxelles - Sclerosi multipla, è italiano uno dei maggiori registri al mondo

Sclerosi multipla, è italiano uno dei maggiori registri al mondo
Sclerosi multipla, è italiano uno dei maggiori registri al mondo

Sclerosi multipla, è italiano uno dei maggiori registri al mondo

Contiene le informazioni e la storia clinica di 86 mila persone

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Compie dieci anni il Registro italiano Sclerosi Multipla (Rism). Il progetto, promosso dalla Fondazione Italiana Sclerosi Multipla insieme all'Università degli Studi Aldo Moro di Bari, contiene le informazioni e la storia clinica di 86 mila persone con sclerosi multipla e 600 persone con patologie correlate. Questi numeri, resi noti durante il congresso della Fondazione Italiana Sclerosi Multipla (Fism), a Roma, lo rendono uno dei registri più ampi e ricchi al mondo su questa patologia. Le informazioni contenute nel registro, che vanno dall'evoluzione della patologia, alla presenza di comorbidità, al tipo e all'efficacia e sicurezza dei trattamento, hanno fino a oggi consentito di condurre 55 progetti di ricerca. "Le ricerche sviluppate in questi anni grazie ai dati contenuti nel Rism hanno permesso di confermare l'importanza del trattamento precoce nei confronti delle traiettorie di disabilità, oltre ai benefici osservati nel lungo periodo di trattamenti ad alta efficacia all'inizio di percorso terapeutico", ha illustrato il presidente Fism Mario Alberto Battaglia. Le dimensioni del registro, ha ricordato Battaglia, hanno consentito di realizzare ricerche che richiedono "campioni di numerosità accettabile per essere realizzate. Un esempio riguarda lo studio di soggetti con età avanzata per capire se i pazienti over 50 possano beneficiare come i pazienti più giovani dei trattamenti modificanti l'andamento di malattia", aggiunge. "I dati del registro hanno permesso di analizzare i profili di sicurezza ed efficacia dei trattamenti, con un follow-up fino a dieci anni, su un'ampia popolazione con età fino a 69 anni. I risultati hanno evidenziato come una maggiore esposizione al trattamento riduca, anche in questa popolazione, il rischio di peggioramento della disabilità", ha concluso.

K.Willems--JdB