'In Sudan, risposta comunità internazionale è inadeguata'
Amnesty, ad un anno dal conflitto la popolazione è abbandonata
Trascorso un anno dall'inizio del conflitto in Sudan tra le Forze armate sudanesi (Fas) e le Forze di supporto rapido (Fsr), un gruppo paramilitare, la risposta della comunità internazionale continua a essere tristemente inadeguata nonostante il numero delle vittime civili sia in aumento". Lo affermano Amnesty International, Sudan Democracy First Group e International Film Festival. "Da un anno, la popolazione sudanese sta subendo le conseguenze degli scontri tra Fas e Fsr ma è abbandonata e ignorata. L'azione diplomatica non ha posto fine alle violazioni, non ha protetto i civili, non è riuscita a far arrivare sufficienti aiuti umanitari e non ha chiamato i responsabili di crimini di guerra a rispondere delle loro azioni", ha dichiarato Tigere Chagutah, direttore di Amnesty International per l'Africa orientale e meridionale, si legge in una nota. "C'è voluto quasi un anno perché il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite adottasse una risoluzione per chiedere l'immediata cessazione delle ostilità e l'ingresso privo di ostacoli degli aiuti umanitari. Ma persino dopo quella risoluzione, i combattimenti sono proseguiti in tutto il Sudan e non è stata presa alcuna iniziativa per proteggere i civili", ha proseguito Chagutah. Nonostante molteplici dichiarazioni di cessate il fuoco, i combattimenti si stanno intensificando in tutto il Sudan. Sono stati uccisi oltre 14.700 civili, tanto in attacchi mirati quanto in bombardamenti indiscriminati. Gli sfollati nel Paese sono circa 10,7 milioni, il più alto numero al mondo. Il 50 per cento dei bambini e delle bambine, almeno 14 milioni, ha bisogno di assistenza umanitaria, prosegue la nota. Il 15 aprile Amnesty International, Sudan Democracy First Group e International Film Festival, organizzeranno un evento solidale a Nairobi, coinvolgendo artisti e artiste sudanesi. "A causa del conflitto in corso, la storia antica del Sudan rischia di andare distrutta, anche perché i suoi custodi sono fuggiti in cerca di protezione. Ora ci troviamo a un bivio per cercare di salvare vite umane e conservare un'eredità culturale che sta rapidamente scomparendo. È fondamentale che le artiste e gli artisti si incontrino dopo un anno, per costruire solidarietà, raccogliere fondi per le organizzazioni locali e riflettere sul futuro del Sudan", ha detto Taye Balogun, fondatore di International Film Festival.
E.Goossens--JdB